Resta in Europa il Nobel per la Letteratura 2025, annunciato oggi alle 13 in punto in diretta streaming da Stoccolma e attribuito allo scrittore e sceneggiatore ungherese László Krasznahorkai, il cui nome era dato tra i favoriti. Il riconoscimento arriva "per la sua opera avvincencente e visionaria che, in un contesto apocalittico, riafferma il potere dell'arte", ha dichiarato Mats Malm, segretario permanente dell'Accademia di Svezia.

Nato nel 954 a Gyula, nell'Ungheria meridionale, Krasnahorkai, che ha trascorso lunghi periodi all'estero, è autore fra i più premiati e tradotti del suo Paese, capace di suscitare paragoni con scrittori immensi come il russo Gogol. Noti anche al pubblico italiano sono i suoi romanzi "Satantango", pubblicato nel 1985, che parla di un inaspettato ritorno in una fattoria collettiva alla fine del comunismo, e "Melancolia della resistenza", ritenuto il suo capolavoro, in cui c'è un circo che porta nella campagna ungherese una balena imbalsamata. Tra le altre sue opere, caratterizzate anche dalla densità di una scrittura che qualcuno ha paragonato a un "lento flusso di lava narrativa", ricordiamo "Guerra e pace", concepito in parte durante i soggiorni a New York presso il poeta Allen Ginsberg.

"È il Nobel dato allo scrittore giusto nell'anno giusto", commenta un esperto di letteratura europea come il critico Luigi Tassoni, che su Radio Capodistria cura la rubrica Leggio. "Perché il cosiddetto piglio apocalittico di Krasznahorkai è in realtà una riflessione profondissima sul nostro mondo, sui suoi limiti, ma anche sulla necessità di andare sempre più dentro noi stessi. Il linguaggio di Krasznahorkai è proprio un linguaggio adatto a questa nostra tragicità, però cosciente. Non a caso è uno scrittore amatissimo dal grande regista Bela Tarr: tutti ricorderanno le sette ore del film "Satantango" tratto appunto dal romanzo di Krasznahorkai, che è stato più volte sceneggiatore del grande cineasta" suo connazionale.

Di László Krasznahorkai come di un possibile vincitore del Nobel si parlava già da una decina d'anni, in particolare dopo l'importante premio Man Booker International ricevuto nel 2015. L'anno precedente, in Slovenia, gli era stato conferito il Vilenica, con una motivazione non molto diversa da quella odierna del Nobel: "un autore che nella sua opera tratteggia magistralmente l'anatomia della desolazione, una visione apocalittica del mondo".

Lo scrittore e sceneggiatore ungherese László Krasznahorkai