Paul Valéry: il più rappresentativo, e anzi come ne disse Ungaretti, "il simbolo del poeta della prima metà del ventesimo secolo". Ma anche un intellettuale multiforme, e 'maître à penser' ascoltato in tutta Europa a cui la Francia di De Gaulle riservò nel 1945 funerali di Stato. Riposa nella natale Sète, nel Midi francese, tra Giovanna de Lugnani da Capodistria, e Giulio Grassi, genovese, suoi nonni materni, in quel cimitero marino che gli ispirò la sua poesia più famosa. Una personalità che Capodistria celebra nell'ottantesimo anniversario della morte con la mostra "Paul Valéry e lo spazio del Mediterraneo", un'esposizione - realizzata dal Museo regionale in collaborazione con il Museo Paul Valéry di Sète e l'associazione francofona Peter Martinc - che riscopre il legame, a lungo dimenticato, della città con l'autore degli "Charmes".
Attraverso documenti, lettere, fotografie e altri materiali, tutti generosamente concessi dal museo francese, la rassegna racconta la vita di Paul Valéry, tra vicenda pubblica e privata, a partire dalla ramificata genealogia familiare, tra l'Istria, Trieste - dove nacque la madre, Fanny Grassi - e la Corsica - terra di origine del padre - e fino agli ultimi, difficili anni, segnati dalla malattia, in cui lo scrittore continuò comunque ad esercitare un'autorità di pensiero che lo consacrò come una delle figure europee di spicco del dopoguerra. In mostra anche alcuni dei suoi leggendari "Quaderni", scritti nel corso di mezzo secolo in parte anche in italiano, insieme a dipinti e disegni (Valéry ebbe anche un interesse particolare per l'arte), oltre ad alcuni ritratti firmati da artisti come Pablo Picasso, presente con due litografie degli anni Venti.
Paul Valéry non poté conoscere la nonna Giovanna, morta prima della sua nascita, né - spiega la curatrice della mostra Meliha Fajić - egli venne mai in Istria, ma compì invece una visita a Trieste, insieme alla madre e al fratello, nel 1895, e fu molto legato alla figura del prozio - col quale ravvisava delle affinità - Giuseppe de Lugnani, che diresse la Biblioteca civica triestina e a Capodistria insegnò matematica e fisica al Collegio dei Nobili. A lui Pietro Stancovich volle dedicare la sua monumentale opera "Biografia degli uomini distinti dell'Istria" (1828).
All'inaugurazione, con il vicesindaco Janez Starman, una delegazione del Comune di Sète e la direttrice del Museo Valéry Camille Bertrand-Hardy.
La mostra è a ingresso libero e rimarrà aperta fino all'11 gennaio prossimo.
