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Se la Fed, per voce del suo presidente e ormai più o meno ufficiale avversario di Donald Trump nella gestione della politica economica americana, Jerome Powell, ha escluso per ora tagli dei tassi, ventilando il rischio della ripresa dell’inflazione negli Stati Uniti a causa dei dazi, la Banca centrale europea per ora rimane fedele alla strategia, dazi o meno.
Bce ha infatti annunciato una nuova riduzione dei tassi di 25 punti base: è il settimo taglio dal giugno scorso, che porta il tasso sui depositi, quello di riferimento, da 2,50 per cento a 2,25.
"Il processo di disinflazione è ben avviato. L'inflazione ha continuato a svilupparsi come previsto dal personale, con un calo sia dell'inflazione complessiva che di quella di fondo a marzo", ha dichiarato la Bce in un comunicato.
"L'economia dell'area dell'euro – ha fatto sapere la BCE - ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali”.
La Bce, al termine del consiglio direttivo, ha però anche evidenziato i rischi di rallentamento dell’economia, definendo “probabile che la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese e che la risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali determini un inasprimento delle condizioni di finanziamento. Tali fattori – ha quindi aggiunto - possono gravare ulteriormente sulle prospettive economiche per l'area dell'euro".

Alessandro Martegani