Foto: Radio Capodistria/Fifaco

Presentato presso la libreria Ubik di Trieste il romanzo "La Foiba" di Marij Čuk, (edizioni Mladika) nella serie di incontri con il pubblico curati da Elena Cerkvenič Grill che da anni organizza eventi che fanno da ponte tra la cultura slovena e quella italiana.

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Per l'occasione con l'autore hanno dialogato gli storici Diego Redivo e Borut Klabjan, quest'ultimo dell'Istituto di studi storici del Centro di ricerche scientifiche di Capodistria.

Il romanzo narra le vicende umane di Riko Vodopivec, alias Enrico Bevilacqua, dalla fine della Grande Guerra alla metà degli anni Cinquanta, compresa la delicata questione delle foibe. Un'occasione per una riflessione sulle implicazioni delle prevaricazioni, da qualunque parte esse provengano, con un'unica possibilità: la violenza è sempre ingiusta e sbagliata.

Ma come è nata l'idea del romanzo "la Foiba"? Ce lo spiega lo stesso Marij Čuk:

"L'idea del libro è nata così: ogni scrittore sta cercando di porre il lettore o la società davanti alle proprie responsabilità, e la responsabilità implica la ricerca della verità.
La verità sugli avvenimenti del secolo scorso, i tragici avvenimenti durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, vengono narrati molto spesso, ma episodicamente. Vengono ristretti solamente in un ambito episodico e non si guarda alla globalità dei fatti. Ecco, il romanzo "La Foiba" cerca di porre il lettore davanti alla domanda: "le cause e le conseguenze?" "delitto e castigo" come avrebbe detto Dostoevskij.
Cerco anche di obiettivizzare la visione sulla nostra storia, certo da una prospettiva letteraria individuale, ma che può servire a ripacificare e a guardare alla nostra storia con più comprensione e più pacificazione".

Davide Fifaco

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