
Manca un mese esatto al voto sui cinque referendum dedicati soprattutto alla normativa sul lavoro in Italia, e la campagna elettorale stenta a decollare. A dare una spinta al dibattito, accanto ai comitati promotori dei quesiti, ci aveva pensato nei giorni scorsi la maggioranza nazionale di centro destra, che ha invitato esplicitamente i cittadini a disertare le urne. Una mossa che ha confermato, se ce ne fosse bisogno che, più che sul risultato finale del “Sì” o del “No” all’abrogazione, la partita si giocherà sull’affluenza e sul raggiungimento del quorum del 50% degli aventi diritto, necessario per la validità della consultazione.

Una posizione criticata dal centrosinistra e dalle forze, come la CGIL, che hanno chiesto e ottenuto la consultazione che, fra le altre cose, propone l’abrogazione di alcune norme del Jobs Act, come il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, i limiti all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti, le norme su proroghe e rinnovi dei contratti a tempo determinato, le nuove regole sulla responsabilità nei subappalti, e propone la riduzione da 10 a 5 anni del periodo di residenza legale in Italia per poter richiedere la cittadinanza.
Si tratta, è stato detto nel corso dell’assemblea pubblica all’aperto organizzata dalla Fiom Cgil a Trieste, di un appuntamento molto importante per il Paese, che potrà cancellare norme ingiuste e dannose per i lavoratori e per l’intero sistema.

“Dopo anni di svalorizzazione sociale del lavoro, dopo anni nei quali si è privilegiato il mercato e l’interesse dell’impresa – spiega Luca Trevisan, della segreteria nazionale Fiom – in Italia cittadini, cittadine, giovani, lavoratori e lavoratrici hanno un'opportunità importante. Cinque Sì per abrogare leggi sbagliate, cinque Sì per mettere al centro il lavoro e fare in modo che sia un lavoro di qualità, in sicurezza, per mettere fine al dramma delle morti sul lavoro: oltre 1.000 morti all’anno in Italia sono il triste primato per il nostro Paese. Garantire un lavoro sicuro, ma anche ben retribuito – perché abbiamo un problema salariale grande come una casa – e cancellare leggi sbagliate rafforzerà il potere dei lavoratori. Il giorno dopo, se i referendum – come io penso – raggiungeranno il quorum, ci sarà un risultato immediato, efficace: si abrogano leggi sbagliate, si aumenta la forza dei lavoratori”.
Non è mancato un accenno anche al contratto dei metalmeccanici, scaduto da più di un anno e al centro di un confronto che ha già dato luogo a scioperi in un settore che coinvolge sei milioni di lavoratori in Italia.

“Siamo a un paradosso – ha aggiunto Trevisan –: i metalmeccanici sono obbligati a scioperare per ottenere un tavolo di trattativa sul proprio contratto nazionale di lavoro, scaduto da oltre un anno. Abbiamo una piattaforma condivisa, un consenso largo dei lavoratori alle richieste del sindacato, scioperi riusciti in modo significativo su tutto il territorio nazionale, ma Federmeccanica non convoca il tavolo per riaprire il confronto. Così si nega il diritto dei lavoratori a vedersi riconoscere un giusto contratto, con aumenti salariali adeguati agli utili aziendali e ai profitti realizzati in questi anni grazie al lavoro delle persone. Si impedisce anche di migliorare la parte normativa e di estendere i diritti. Il 20 maggio, come Fiom, abbiamo convocato a Bologna una grande assemblea di delegati da tutta Italia. Se non ci saranno novità e se le controparti non riapriranno il negoziato, decideremo nuove forme di iniziativa, sciopero e mobilitazione per il contratto”.
Alessandro Martegani