
Come e perché il Mediterraneo è diventato una delle principali frontiere del confronto tra Occidente e Sud del mondo? Quali sono le forze che si fronteggiano e quale potrebbe essere il futuro geopolitico del Mare Nostrum? Perché non si è realizzato il sogno della comunità mediterranea? Sono alcune delle domande a cui si è cercato di rispondere durante l’incontro promosso dall’Università Popolare di Trieste.
Il tema della conferenza, “Mediterraneo, frontiera tra il Sud globale e l’Occidente”, è stato introdotto dal presidente dell’Università Popolare, Edvino Jerian, che ha ricordato l’ultracentenaria attività dell’UPT e ha confermato l’intenzione di organizzare incontri e convegni su temi di attualità, dall’informatica alla geopolitica.

Stefano Pilotto, professore al MIB, ha parlato del ritorno e dell’attualità della geopolitica nel mondo contemporaneo, anche a causa delle crescenti tensioni economiche e militari: dalle crisi in Ucraina e in Medio Oriente, al ruolo della NATO, fino alle tensioni tra Pakistan e India. Molte di queste crisi, ha sottolineato, riguardano proprio il Mediterraneo, un’area che vive una fase d’incertezza.
Il cuore della serata, sul tema “Il Mediterraneo tra Occidente e Sud Globale”, è stato affidato a Egidio Ivetic, professore di storia del Mediterraneo e autore del libro “Sud/Nord”. Ivetic ha sottolineato come il Mediterraneo sia diventato uno dei due luoghi nel mondo – insieme al Golfo del Messico – in cui avviene un confronto diretto tra Nord e Sud del pianeta, e in particolare tra un’Europa chiusa in sé stessa e un Sud globale in forte trasformazione ma fragile, soprattutto lungo le coste mediterranee.
“In passato il Mediterraneo univa, ma questa è la nostra percezione: in verità ci sono stati secoli in cui il mare faceva paura, era diviso tra Ottomani e Cristiani, ma spesso tendiamo a darne una visione positiva. Certo, nell’Ottocento e nel Novecento, sotto il colonialismo europeo, era più unito, ma perché gli europei comandavano. Dopo la fase di decolonizzazione siamo giunti a un Mediterraneo diviso: oggi la frontiera è diventata dura.

Gran parte del mare è sotto competenza dell’Unione Europea, che arriva fino a Cipro: quindi siamo davanti alla Siria. Eppure di questo non sempre l’UE ha piena consapevolezza. Il Mediterraneo è oggi la linea di frattura tra l’Occidente e il cosiddetto Sud globale.”
Ivetic ha proseguito, ricordando come, negli anni '90, ci fosse ottimismo sull’integrazione euromediterranea, un progetto che avrebbe potuto avvicinare le due sponde con un modello simile alla Comunità Economica Europea. Ma, ha aggiunto, “non è andata così”.
“Proprio perché è diventato una linea di frattura, il Mediterraneo è oggi una zona centrale sul piano geopolitico, su scala mondiale. A questo si aggiunge un problema globale: quello delle migrazioni. Le migrazioni non sono del Mediterraneo, ma attraversano il Mediterraneo, e rappresentano una delle sfide più complesse. Il futuro è incerto, anche per via della disgregazione di molti Stati sulla sponda africana e nel Levante mediorientale. Ma proprio conoscendo questa realtà, dovremmo cercare il modo di andare oltre.”
Alessandro Martegani