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“La diminuzione delle nascite, che comporta un nuovo superamento al ribasso del record di denatalità, si inserisce in un trend ormai di lungo corso” è stato sottolineato nel rapporto Istat. Rispetto al 2008, quando il numero dei nati vivi ha superato le 576mila unità, diventando il valore più alto raggiunto dall’inizio degli anni Duemila, si sta andando incontro a una perdita complessiva di 197mila unità. Lo scorso anno ha continuato a scendere il numero medio di figli per donna, tendenza che sta andando avanti anche nel 2024. La stima provvisoria elaborata sui primi 7 mesi di quest’anno, infatti, evidenzia una fecondità pari a 1,21, dato in linea con quello del 2023. Il numero medio di figli per donna registrato lo scorso anno ha riportato il Paese al minimo storico di 1,19, osservato nel 1995. Confrontando questi due valori, si legge nel rapporto Istat, “occorre sottolineare che c’è una differenza nella composizione per cittadinanza della popolazione femminile”, in quanto “nel 1995 il tasso di fecondità totale era ascrivibile quasi completamente ai comportamenti delle italiane, essendo ancora esiguo il contributo delle donne straniere”. A tal proposito, sono in calo anche i nati da genitori stranieri: nel 2023 infatti ha continuato la diminuzione delle nascite da genitori in cui almeno uno dei due partner è straniero, nascite che costituiscono il 21,3% del totale. La regione con la più alta incidenza di nati stranieri rispetto al totale, è stato specificato nel rapporto, è l’Emilia-Romagna, mentre per quanto riguarda il Nord Italia, un nato su cinque è straniero in Liguria e Lombardia, seguite da Veneto, Piemonte e Friuli Venezia Giulia.

B.Ž.