
Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha espresso tutta la sua preoccupazione e ribadito che "i rischi sono elevatissimi" ad una delegazione in rappresentanza della missione umanitaria. La Flotilla ha comunque confermato di voler proseguire la navigazione, essendo in "acque internazionali" in cui l'intervento di Israele non sarebbe legale.
Si sta tentando ogni possibile mediazione per mettere al sicuro gli equipaggi ed evitare che Israele usi la forza. Al lavoro ci sono anche i parlamentari a bordo, che non abbandonano ancora la missione proprio per cercare di garantire una protezione agli attivisti, ma che non dovrebbero prendere parte al tentativo di rompere l'assedio.
Impegnate anche la Conferenza Episcopale Italiana con Matteo Zuppi ed il patriarcato Latino di Gerusalemme, guidato dal cardinale Pizzaballa. Anche il Quirinale segue la vicenda come parte attiva delle trattative.
Per il governo il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha richiesto un incontro tra il presidente israeliano Herzog e l'ambasciatore italiano in Israele, Luca Ferrari, che ha espresso la preoccupazione dell'esecutivo italiano per la Flotilla.
Intanto la nave Alpino, che è stata chiamata per scortare le barche e fornire assistenza, ha regole d'ingaggio molto precise ma che non prevedono in alcun modo interventi armati, per evitare incidenti con Tel Aviv. Proprio dalla fregata arriverà alle barche della Flotilla l'ultimo "avviso", a cento miglia nautiche da Gaza, con la possibilità di essere scortate al porto più sicuro.
Israele non sembra intenzionato a mettere a rischio la vita degli attivisti, ma le forze armate hanno l'ordine di impedire alla flotta di rompere l'assedio navale, senza forza fatale, ma non ci sono per ora sufficienti garanzie.
Tra le richieste degli attivisti, quella che il corridoio umanitario per gli aiuti ai palestinesi diventi permanente e che il programma della Farnesina, "Food for Gaza" sia escluso: i beni di prima necessità devono passare dalla chiesa e non dal governo.
Davide Fifaco