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La prima a lasciare Israele, dopo essere stata espulsa, e a far rientro in Svezia è stata Greta Thunberg, nota attivista globale per la giustizia climatica. La sua partenza, confermata dal suo staff legale e riportata dai media svedesi, è avvenuta insieme ad altri due attivisti e a un giornalista. Erano tutti a bordo della nave della Freedom Flotilla, con un totale di dodici persone, intercettata e sequestrata ieri dalle autorità israeliane. Un episodio che si inserisce in un quadro più ampio di tentativi volti a forzare il blocco marittimo imposto da Israele sulla Striscia di Gaza, una regione che sta affrontando una grave crisi umanitaria, caratterizzata da severe carenze di cibo e medicinali. A seguito del fermo da parte dell'esercito, il Ministero degli Esteri israeliano aveva prontamente comunicato che chiunque si fosse rifiutato di firmare i documenti di espulsione e, di conseguenza, di lasciare il Paese, sarebbe stato soggetto a procedimenti legali. Tale avvertimento sottolinea la determinazione del Paese ad agire nel rispetto delle leggi nazionali vigenti nella gestione dei rimpatri, con un'esplicita enfasi sulle esigenze di sicurezza nazionale. Attualmente, otto delle persone a bordo della nave non hanno firmato i documenti e si trovano in detenzione, in attesa che il loro caso venga esaminato da un giudice. La situazione evidenzia la complessa interazione di aspetti legali e diplomatici che caratterizzano l'intervento della Freedom Flotilla e le sue conseguenze per gli attivisti coinvolti. Nonostante le azioni israeliane contro i sostenitori di Gaza, la loro determinazione persiste. Dopo il sequestro del veliero, un nuovo convoglio terrestre è partito ieri dalla Tunisia con centinaia di partecipanti diretti in Egitto. L’iniziativa punta a raggiungere il valico di Rafah per evidenziare la crisi umanitaria nell’enclave. L'azione ha un forte valore simbolico, mirando a "rompere l'assedio" di un'area definita dall'ONU come "il luogo più affamato della Terra." Uael Naouar, portavoce del gruppo, ha invitato "tutte le persone libere" a supportare i diritti palestinesi.

Alessia Mitar