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A seguito dell'approdo dei dodici membri dell'equipaggio del veliero al porto di Ashdod, il Ministero degli Esteri israeliano ha reso note che gli individui che rifiuteranno di sottoscrivere i documenti di espulsione e, di conseguenza, di lasciare Israele, saranno soggetti a procedimenti legali. Questo avvertimento, diffuso tramite la piattaforma X, evidenzia l'intenzione delle autorità di agire in stretta conformità con le leggi nazionali vigenti nella gestione di coloro che non si atterranno alle direttive di rimpatrio, con un chiaro riferimento alle esigenze di sicurezza dello Stato ebraico. Il Ministero ha inoltre aggiornato sulle condizioni di salute degli attivisti, informando che sono “attualmente sottoposti a visite mediche.” Nel frattempo, quanto accaduto ha suscitato critiche e preoccupazioni diffuse da parte di organizzazioni non governative; Amnesty International ha rilasciato una nota ufficiale condannando fermamente l'azione dell'esercito israeliano, definendo l'intercettazione della nave una chiara violazione del diritto internazionale. L'organizzazione ha evidenziato che l’imbarcazione stava conducendo una missione umanitaria, trasportando civili disarmati con l'intento di fornire aiuti essenziali a Gaza e di contestare il "blocco israeliano illegale" imposto sul territorio. Oltre a contrastare la legalità dell'operazione, è stato reiterato un appello urgente alla comunità internazionale, sollecitando un impegno significativamente maggiore per affrontare la situazione descritta come "genocidio e occupazione militare.

Alessia Mitar