Il Governo federale statunitense si avvia verso lo shutdown dopo la bocciatura in Senato prima di una proposta presentata dai democratici e quindi di un disegno di legge provvisorio dei repubblicani approvato alla Camera, che avrebbe garantito i fondi per le attività governative fino al prossimo 21 novembre. Poco dopo le votazioni l'Ufficio di Gestione del Bilancio della Casa Bianca ha ordinato alle agenzie governative di iniziare a dare attuazione ai piani per una chiusura ordinata.

Con 55 voti a favore e 45 contrari il piano repubblicano non ha raggiunto i 60 voti necessari per l'approvazione, confermando il primo shutdown dal 2019 che scatterà alla mezzanotte statunitense. Poco prima era stato bocciato il piano dei democratici che prevedeva la proroga dei finanziamenti fino alla fine di ottobre e mille miliardi di dollari in più per la spesa sanitaria. Secondo fonti di stampa locale i dem sono decisi a mantenere la situazione di stallo fino a quando i repubblicani non cederanno alle loro richieste, tra cui la proroga dei sussidi dell'Obamacare, in scadenza a fine anno e la cancellazione dei tagli a Medicaid e ad altri programmi sanitari. Trump ha prima attribuito ai dem la responsabilità dello shutdown, poi ha dichiarato che da questa situazione possono arrivare cose molto buone come ad esempio il licenziamento di dipendenti federali democratici e l'indebolimento delle loro iniziative. L'Ufficio di Gestione del Bilancio ha evidenziato che lo shutdown potrebbe portare alla sospensione dal lavoro di circa 750 mila dipendenti federali. Con le attuali posizioni inconciliabili, gli Stati Uniti rischiano di entrare nel periodo di blocco più critico della loro storia recente, con lo stop o il rallentamento della sanità, dei servizi di sicurezza, dei trasporti compresa la sicurezza aerea. Oltre 800 mila dipendenti potrebbero essere messi in congedo non retribuito e quasi mille alti ufficiali potrebbero non riuscire a fare ritorno alle loro basi all'estero. Secondo gli analisti economici uno shutdown di due settimane potrebbe costare dai dieci ai venti miliardi di dollari.
Franco de Stefani