
La fine della guerra, 80 anni fa, portò grandi cambiamenti sociali e politici, scrivendo la parola fine sul periodo più buio della storia umana, che segnò anche l'inizio di una promessa di civiltà secondo il motto "Mai più", un auspicio messo a dura prova nei nostri giorni. Golob ha tratteggiato così la cornice della celebrazione andata in scena ieri sera a Lubiana, in un palazzetto di Stožice addobbato a festa, ma semi-deserto. Un monito per lo stesso premier, che nel suo discorso ha ricordato come "il male non nasce mai dalla forza, ma dal silenzio", prima di ribadire che la resistenza a fascismo, nazismo e collaborazionismo non era solo necessaria e onorevole, ma anche giusta. Ed è proprio sulla resistenza antifascista che sono state gettate le basi dello Stato sloveno, ha aggiunto, in una continuità ideale che parte dal generale Rudolf Maister e arriva fino ai combattenti per la difesa territoriale, uniti dalla fede nella libertà e da un immenso amore per la lingua madre e per la nazione slovena. Allargando lo sguardo all’Europa, Golob ha messo in guardia dall’avanzare di quello che definisce populismo di destra, che diffonde falsità sul passato così come sul presente, per poi abbandonarsi a un esplicito riferimento all’opposizione che, ha detto, nega tutto ciò che sta facendo il suo esecutivo. Prima del capo del governo ha parlato Križman, che ha descritto un mondo sull’orlo di una nuova Guerra Fredda, cui è seguito un appello contro la corsa agli armamenti, le guerre, la violenza e l'imperialismo moderno, motivo per cui l'Europa deve smettere di essere suddita degli Stati Uniti. Un appello, infine, alle autorità italiane per rendere omaggio a coloro che furono perseguitati e fucilati semplicemente perché sloveni, affinché quelle morti non siano invano.
Valerio Fabbri










