Il progetto di modifica della legge sul mercato del lavoro, attualmente in fase di negoziazione tra i partner della coalizione e la Commissione Europea, prevede tra l'altro l'eliminazione del cosiddetto "ponte per la pensione", una pratica che consente ai lavoratori di un'età superiore ai 58 anni di iscriversi all'Ufficio di collocamento - per un periodo non superiore ai 25 mesi - in seguito a cui hanno la possibilità di transitare direttamente alla pensione. Questo sistema è stato pensato come misura di flessibilità per chi si avvicina all'età pensionabile, ma la Commissione Europea lo ha recentemente criticato, indicando che rischia di incentivare un'uscita anticipata dal mercato del lavoro. Nel 2023, circa 3.600 cittadini sloveni hanno usufruito di questa possibilità, ovvero il 13 percento del totale dei pensionati. Secondo il segretario di stato Igor Feketija, il governo sloveno si è impegnato ad eliminare la pratica, considerata una forma di facilitazione verso il pensionamento anticipato senza adeguate basi contributive. Parallelamente, il Dicastero sta valutando interventi sui sussidi di disoccupazione, una misura attesa da tempo dalle organizzazioni sindacali. Attualmente, l'indennità di disoccupazione in Slovenia prevede una soglia minima di 530 euro lordi e una massima di 892. Tuttavia, come sottolineato da Jakob Počivavšek, presidente del sindacato Pergam, questa non risponde ai bisogni dei richiedenti ed è necessario aumentare gli importi per permettere un vero sostegno nella fase di transizione verso una nuova occupazione. Secondo il sindacato, gli importi attuali, rimasti invariati per anni, non tengono conto del costo della vita e rischiano di aggravare la condizione di coloro rimasti senza impiego. La proposta è ora al vaglio dei partner sociali, i quali sono chiamati a esprimersi in merito alle nuove linee guida entro la fine dell'anno.
M.N.
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