Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria

Lui è soprattutto, come Papa, supremo pastore della Chiesa, successore di Pietro, ha tanta esperienza culturale, conosce le lingue, conosce scienze naturali, matematica, filosofia, ha anche studiato diritto canonico. Da ultimo, il suo ruolo come prefetto del dicastero per i vescovi è molto difficile e allo stesso tempo importante, e il fatto che non sia stato troppo tempo a Roma non è entrato nelle divisioni fra le varie correnti, e questo rende difficile inquadrarlo nelle categorie destra vs sinistra. Ha tanta esperienza a livello internazionale a diversi livelli, e sembrerebbe che i vescovi abbiano fin da subito visto in lui tutte queste qualità, perché sono poche le personalità fra i vescovi e i cardinali che racchiudono queste caratteristiche, da quelle spirituali a quelle carismatiche o accademiche e teologiche. Per me è una scelta molto buona e, devo essere sincero, inaspettata, ero convinto che sarebbe stato un italiano, perché a Roma si dice che il Papa deve essere italiano perché noi siamo molto cattolici (ride, n.d.r.), ma a me, ripeto, sembra una scelta davvero buona e sono molto fiducioso.” Prima che diventasse Papa, di lui si diceva che è il meno americano fra i cardinali americani. Quali sono le possibili ripercussioni o comunque i risvolti a livello geopolitico? “Credo che i suoi progetti dal punto di vista della pace nel mondo sono molto chiari: il primo messaggio, quello di ieri, è stato molto diretto, ed è lo stesso che utilizziamo noi vescovi ogni volta che celebriamo messa, ovvero “che la pace sia con voi”. Ecco, questo messaggio è stato rivolto non solo a noi cattolici, ma anche a tutto il mondo, ai leader politici e a ogni essere umano, perché ogni persona può fare dei passi avanti per costruire più pace e più solidarietà nel mondo.”

Valerio Fabbri

Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria